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Leptina e scoiattoli obesi

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di Luca Speciani

La scoperta della leptina, nel lontano 1994, ha aperto nuove visioni nella comprensione del processo di ingrassamento e dimagrimento delle persone. Quando si capisce come agisce la leptina, si capisce anche perché le diete basate sulle calorie non funzionano mai, e perché, in natura, non esistono scoiattoli obesi.

Non esistono scoiattoli obesi
Che sovrappeso e obesità siano disagi complessi, non riducibili a facili ricette, è chiaro a tutti.
D’altra parte che una via d’uscita alla grave epidemia oggi esistente di diabete e obesità possa avere soluzioni semplici non è del tutto sbagliato. Ricordiamoci che “complesso” non ha lo stesso significato di “complicato”. L’osservazione attenta del mondo animale può aiutarci a capire qualcosa di più sull’argomento.
Qualcuno ha mai visto uno scoiattolo obeso, cartoni animati a parte? E un lupo o un’antilope? Gli animali che vivono in natura non ingrassano mai: possono essere deperiti per carenza di cibo o in piena salute se correttamente nutriti, ma – anche in periodi di grande disponibilità alimentare – non accumulano mai grasso in eccesso rispetto al loro fabbisogno. Gli unici animali grassi al mondo, oltre all’uomo, sono quelli a cui diamo da mangiare noi: il cane della zia, il gatto della nonna, la tigre del circo. E lo scoiattolo obeso la cui foto ha fatto qualche anno fa il giro del mondo (che campeggia sulla copertina della “Guida pratica alla DietaGIFT e all’alimentazione di segnale”) ha la sfortuna di vivere a fianco del parcheggio del Morro Park, in California, nutrito dai tanti bimbi che lo frequentano con i loro (e nostri) cibi spazzatura: caramelle, dolcetti, patatine.
Già da queste poche righe ci appare forte e chiaro come la differenza sostanziale non sia nella quantità di cibo consumata, ma nella qualità dello stesso. Argomento che ho poi declinato in questi anni a livello biologico con la definizione di un regime alimentare denominato Dieta Gift (dieta di segnale), che basa i suoi effetti sulla regolazione ipotalamica verso l’accumulo o il consumo grazie allo stimolo naturale di molecole di segnale.
L’azione di queste molecole (leptina, resistina, visfatina, adiponectina), che rispondono in modo preciso a modifiche nello stile di vita, rendono del tutto superato, perché scientificamente obsoleto, il calcolo delle calorie come sistema di dimagrimento. Qualunque regime dietologico che oggi ignori questi aspetti è destinato all’insuccesso o a successi solo temporanei o casuali.

Segnali di abbondanza per dimagrire
DietaGIFT pone al centro del processo di dimagrimento e riequilibrio dell’organismo le capacità regolatorie dell’ipotalamo, che è in grado di indurre, sulla base di segnali interni ed esterni (tra cui quello importantissimo della leptina) una maggiore o minore attitudine dell’organismo verso il consumo piuttosto che verso l’accumulo.

Ma che cos’è la leptina?
Nel 1994 viene scoperta, in Pennsylvania da Friedman, la leptina, un’adipochina particolarmente importante per la regolazione delle risposte ipotalamiche di accumulo o di consumo energetico. Friedman se ne occupa pensando di trovare un farmaco che faccia dimagrire le persone obese. L’obeso geneticamente leptino-privo (un caso molto raro), infatti, dimagrisce in tempi rapidissimi non appena incomincia ad assumere leptina. Non così avviene invece nell’obeso ordinario, che è un leptino-resistente, e questo porta nel giro di pochi anni l’industria ad abbandonare l’idea di un farmaco dimagrante basato sulla leptina. Ma la scoperta di Friedman ha ormai aperto un nuovo filone di ricerca: se il tessuto adiposo è un organo endocrino a tutti gli effetti, occorre indagare prima di tutto quali siano le altre molecole segnale (adipochine) da esso prodotte oltre alla leptina, e in secondo luogo va indagato come queste molecole interagiscano con il resto dell’organismo per capire se il loro studio può gettare nuova luce sulla comprensione non solo dei meccanismi di ingrassamento e dimagrimento, ma anche sulle risposte dell’organismo a stimoli esterni alimentari, sportivi, farmacologici.
Il topo geneticamente leptino-privo ingrassa a dismisura e non vi è pratica alimentare, sportiva o farmacologica (a parte la somministrazione esterna di leptina) in grado di interferire con il suo ingrassamento. Qualunque operatore sanitario che si occupi di nutrizione dovrebbe, davanti a questo dato, mettersi ad indagare sugli effetti di questo ormone con grande meticolosità. Io l’ho fatto, e ogni lavoro scientifico in più che studiavo sulla leptina mi offriva un quadro di lettura più completo, evidenziando come la leptina fosse, molto sinteticamente parlando, un segnale di piena soddisfazione calorica e qualitativa dei fabbisogni dell’individuo. Lo studio della leptina ha dunque indicato una nuova strada che prescinde dagli apporti calorici maggiori o minori per dare invece valore alla regolazione delle modalità di accumulo o di consumo dell’organismo da parte dell’ipotalamo (un pezzo molto antico del nostro cervello che già regola pressione, temperatura, idratazione, fertilità). In altre parole: se l’ipotalamo – sulla base dell’informazione leptinica – dice all’organismo che può consumare, consuma. Se dice che non può permetterselo, accumula.

Quando andiamo ad esaminare i fattori di stimolo della leptina e delle altre adipochine verso un maggiore consumo metabolico, troviamo tra i principali: attività fisica regolare, adeguato consumo di proteine, adeguato apporto di calorie sane.
Se chiediamo ad un nutrizionista “ordinario” di giudicare l’efficacia dell’attività fisica sul dimagrimento, concorderà con noi al 99% (esiste in effetti qualcuno, per fortuna isolato, che sostiene l’utilità della sedentarietà per perdere peso, confondendo evidentemente il calo muscolare con il dimagrimento). Se chiediamo di giudicare l’efficacia di un adeguato consumo proteico sul dimagrimento, escludendo forse qualche frangia estremista vegana, ci troviamo in buona compagnia. Ma quando affermiamo, su solide basi scientifiche, che la leptina attiva sazietá e dimagrimento solo se l’alimentazione è abbondante (ovvero che per dimagrire occorre mangiare e non digiunare), ecco che ci troviamo soli nel deserto. Solo noi lo affermiamo con forza, talvolta contro il “buon senso” intuitivo: eppure la scienza dice che abbiamo ragione noi: niente leptina, niente segnali di consumo, niente dimagrimento. Ricordiamoci che dire “puoi mangiare quanto vuoi, ma scegliendo solo tra zucchine e cipolle” non garantisce quantità di cibo adeguate, non produce flusso di leptina e dunque non significa alimentazione abbondante: è solo un trucco per indurre indirettamente ipocaloricità.

Obiettivi di segnale
L’obiettivo che ciascuno di noi si deve porre per conservare la propria salute e per dimagrire qualora si sia in sovrappeso, è quello di un flusso regolare di leptina dal tessuto adiposo all’ipotalamo. Solo così i nostri assi metabolici saranno regolarmente stimolati e in perfetto equilibrio. Il nostro organismo è progettato per dare il meglio di sé quando è ben nutrito. Se funzionano bene tiroide, ormone della crescita, surrene e gonadi noi saremo magri, tonici, allegri e belli. Tutto il contrario se quegli assi fossero azzittiti (come avviene in carenza di leptina). Nessuno di noi ha piacere di essere grasso, flaccido, triste e brutto. Tuttavia tale strategia minimale si è rivelata vincente in situazioni della nostra storia evolutiva nelle quali era più conveniente starsene buoni buoni senza sprecare energia. Accumulare un po’ di grasso, riciclare un po’ di massa muscolare a fini energetici, avere un umore un po’ depresso e rimandare ad un momento futuro accoppiamenti e gravidanze, pare aver consentito una sopravvivenza molto più lunga in condizioni difficili. Tra queste la più frequente era appunto la (involontaria) sottonutrizione, che bloccava la secrezione di leptina inducendo, appunto, questa situazione di “stand by” metabolico. Ma non era la sola: anche un forte stato infiammatorio (un’infezione, una ferita grave), un’intossicazione, un evento fortemente stressante, una grave carenza di sonno, potevano contribuire alla disattivazione di quegli assi. Guarda caso, le patologie metaboliche oggi più diffuse sono tutte correlate con il malfunzionamento di quegli assi, con una ripetuta intossicazione, con una scadente qualità del cibo assunto.
Obiettivo di una corretta alimentazione di segnale sarà dunque quello di favorire una adeguata e stabile secrezione di leptina durante la giornata, privilegiando adipochine, enterochine e miochine (le altre molecole di segnale) correlate con il miglior possibile funzionamento del nostro metabolismo.
Per essere davvero “magri, tonici, allegri e sexy”.

PER APPROFONDIRE:
Guida pratica alla dietaGIFT ed all’Alimentazione di Segnale: libro del dott Luca Speciani
Corso Fondamenti di Alimentazione di Segnale: percorsi formativi
Corso Molecole di segnale: fa parte di percorsi formativi consigliati a medici, nutrizionisti, biologi ed altri Professionisti della salute
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