Di Antonella Carini
Tre appuntamenti per riflettere, tre date sempre più legate tra loro.
- 29 SETTEMBRE: Giornata Mondiale di consapevolezza degli sprechi e perdite alimentari
- 16 OTTOBRE: World Food Day
- 5 FEBBRAIO: Giornata nazionale di Prevenzione dello spreco
Oggi ci è richiesto un grosso balzo di consapevolezza nel nostro approccio al cibo.
Sugli aspetti “tecnici” siamo ormai parecchio esperti: conosciamo sempre meglio le proprietà nutrizionali ed organolettiche degli alimenti, le loro interazioni, gli effetti dell’assunzione secondo l’andamento della giornata, le ricadute ormonali, ecc. Questo filone pratico è estremamente interessate, riguarda la nostra salute e bellezza.
Ma c’è un altro piano che prepotentemente sale alla ribalta, spinto da una profonda esigenza dai tratti “etici”. E riguarda in particolare questi aspetti:
– pensare a come produrre bene il cibo
– monitorarne la catena di consumo
– evitare che sia sprecato
La giornata del 29 settembre, istituita dalla Nazioni Unite, è l’occasione. per avere i primi dati del secondo Cross Country Report “Food & Waste around the World”. Abbiamo così una dettagliata panoramica globale sulle abitudini di consumo e spreco del pianeta, promossa dalla campagna Spreco Zero di Last Minute Market. Sono coinvolti 9mila cittadini di tutto il mondo che vuole stimolare una riflessione concreta per sensibilizzare istituzioni, imprese e noi stessi come consumatori consapevoli.
I Paesi coinvolti sono 9: Italia, Spagna, Germania, Francia, Regno Unito, Stati Uniti, Sudafrica, Brasile, Giappone. Il rapporto sarà integralmente diffuso il World Food Day del prossimo 16 ottobre.
Al momento sono state diffuse alcune interessantissime anticipazioni, frutto dell’indagine su un campione statistico di 1000 interviste per ciascun Paese, ed estesa per la prima volta anche ai consumi nel continente africano e in Giappone.
Ecco alcune riflessione sui dati più significativi
Gli ALIMENTI PIU’ SPRECATI
Il cibo che più frequentemente finisce nel cestino è la frutta: in Italia gettiamo individualmente 30, 3 grammi di frutta alla settimana. Ci superano gli Stati Uniti, con 39,3 grammi a testa, la Germania con 35,3 e il Regno Unito con 33,1 grammi a testa. Tra i più virtuosi il Sudafrica (11,6 grammi).
A ruota troviamo lo spreco di insalata (in Italia 26,4 grammi pro capite) e pane fresco (22,8 grammi).
Inoltre, in Italia gettiamo ogni settimana 21 grammi di verdure e ben 22,8 grammi di tuberi, aglio e cipolle.
Negli altri Paesi viene rilevato un consistente spreco di latte e yogurt (38,1 grammi settimanali negli Stati Uniti, 27,1 in Germania), di affettati e salumi (21,6 grammi in Francia, 14,2 grammi settimanali in Giappone), riso e cereali (in Brasile se ne gettano 27,2 grammi settimanali) e cibi pronti (in Giappone una media di 11,5 grammi settimanalI).

Su questo spreco incide il fatto che si tratti in gran parte di “alimenti deperibili”. Ma una maggiore informazione sulla corretta lettura delle “date di scadenza” potrebbe limitare in modo considerevole questo andamento: ad esempio è importante sapere che “consumare preferibilmente entro il” non costituisce una “reale data di scadenza”.
LA DIETA CHE LIMITA LO SPRECO
Abitudini quotidiane sane prevedono un abbondante uso di vegetali (specie frutta e verdura) quindi abbinando una spesa oculata possiamo minimizzare le permanenze in frigo ed il rischio di “dimenticarsi” gli alimenti.
Una dieta di tipo mediterraneo, ad esempio, mette in tavola ortaggi, contorno e frutta ad ogni pasto. Noi sosteniamo da sempre l’importanza di “un’Alimentazione di Segnale” anch’essa estremamente ricca di vegetali di ogni tipo.
Questo aiuta a mantenere sempre viva e presente la componente verde del pasto, favorendone il consumo regolare.
IL COSTO DELLO SPRECO: CIBO + ENERGIA
La problematica del valore che va in fumo è quanto mai attuale, considerando l’attuale incidenza della quota energetica. Nelle rilevazioni più recenti, il cibo sprecato in Italia annualmente (1.866.000 tonnellate gettate nelle nostre case + circa 5mila tonnellate perse nella filiera di produzione e distribuzione) vale ben 4,02 miliardi € in termini di energia impiegata per produrlo. E’ un costo che porta a circa 11 miliardi € complessivi il valore dello spreco alimentare in Italia.
Una dimensione che fa riflettere, specialmente alla luce dell’impennata dei costi in termini di risorse utilizzate e di impatto ambientale!
Ridurre lo spreco alimentare determinerebbe una diminuzione non solo dell’impronta energetica ma anche di tali impatti ambientali, specie considerato che la maggior parte dell’energia usata nelle filiere agroalimentari è di origine fossile.
Il futuro ci richiede dunque di essere consumatori informati e pro-attivi nelle nostre scelte, ogni giorno, in ogni singola casa. Lo dobbiamo a noi stessi ed al Pianeta. E’ un impegno a cui non possiamo sottrarci, per curare al meglio la salute del singolo e della comunità.
Maggiori info al link https://www.sprecozero.it/waste-watcher/