Login/account

Obesità e cancro: un legame sempre più stretto

Condividi

Quanto è stretto il legame tra l’obesità, l’infiammazione e il cancro? Riceviamo e con piacere pubblichiamo questo articolo della Dr.ssa Elena Araldi, Biologa, PhD, Nutrizionista e Professionista GIFT in formazione che ci parla di come, quando vi è un notevole eccesso di leptina (ad esempio in una condizione di forte resistenza leptinica, come nella grande obesità) può aumentare il rischio di sviluppare malattie tumorali. È infatti attraverso la protezione da questi meccanismi che un regime alimentare rispettoso dell’equilibrio del nostro corpo, come la Dieta GIFT, diminuendo la resistenza leptinica e regolarizzando la produzione di leptina attraverso la diminuzione della massa grassa, può avere la potenzialità di prevenire alcune tipologie di tumori. Un articolo a tratti tecnico, di grande impatto, soprattutto per i professionisti della salute. Buona lettura.
Obesità e cancro: un legame sempre più stretto
Avvicinare una fiamma alla benzina può essere molto pericoloso, lo sappiamo bene: ed è proprio quello che succede quando due patologie croniche come cancro ed obesità sono lasciate libere di dialogare fra loro. C’è simpatia, fra cancro ed obesità. Il primo è una patologia che conosciamo tutti: sappiamo che è una sorta di “autogestione” improvvisa – ma forse nemmeno troppo – di un distretto corporeo che subisce un guasto molecolare ed utilizza in modo aberrante i complicati ma perfetti meccanismi biologici dell’organismo in modo da potersi diffondere il più possibile, provocando gravi disfunzioni sistemiche. Quanto ad obesità o sovrappeso, è facile e scontato constatare come il connubio fra disponibilità di cibo spazzatura a buon prezzo, disinformazione, pigrizia e stile di vita sedentario stia aumentando sempre di più la percentuale di pazienti affetti da tali disordini: 37% e 38% della popolazione mondiale maschile e femminile, rispettivamente (Candelaria et al, World J of Clinical Oncology, 2017 April 10; 8(2): 106-119).
Come ricorda il Dott. Anelli nel suo “Dieta uno, Cancro zero” essere sovrappeso o obeso aumenta il rischio di ammalarsi di 11 tumori (colon-retto, mammella, colecisti, rene, fegato, esofago, ovaio, pancreas, prostata, stomaco, utero). Ma perché? La motivazione risiede, come sempre, nei segnali ed in particolare in quei segnali che in un paziente obeso o sovrappeso sono ridondanti: ad esempio gli elevati livelli di adipochine circolanti, una su tutte la leptina.
Sappiamo che la leptina è una molecola in grado di regolare il controllo del peso a livello ipotalamico. Nei soggetti obesi o in sovrappeso – e quindi insulino- e leptino-resistenti – i livelli ematici di leptina sono altissimi e questo ormone, che in condizioni di normocaloricità è un importantissimo attore nell’omeostasi dei maggiori assi metabolici corporei, diventa una potentissima arma pro-infiammatoria in grado di promuovere a vari livelli la disseminazione tumorale, l’espansione della componente cellulare staminale tumorale, l’angiogenesi e l’evasione dall’apoptosi. Non solo. Gli stessi meccanismi molecolari attivati dalla esuberante quantità di leptina circolante che promuovono infiammazione, disseminazione, attivazione della matrice extracellulare e transizione epitelio-mesenchimale – altro fondamentale tassello che consente la metastatizzazione – sono anche in grado di provocare resistenza farmacologica alla chemioterapia. Questo accade perché i recettori della leptina sono iper-espressi sulle cellule tumorali – su alcune più di altre. Il legame fra la leptina ed i suoi recettori sulle cellule tumorali attiva vie di segnalazione coinvolte nello sviluppo di carcinoma mammario, endometriale, pancreatico, intestinale, prostatico, epatico, cutaneo, cerebrale, esofageo, gastrico, tiroideo, ovarico ed interviene anche nella diffusione di leucemia e condrosarcoma: lo spettro è, purtroppo, molto ampio. La potenzialità della leptina di indurre chemioresistenza è quindi un importante parametro da considerare nella valutazione dei fallimenti terapeutici che purtroppo, in oncologia, sono all’ordine del giorno.
Il fatto che la leptina stimoli la proliferazione della componente staminale del tumore è un primo tassello, perché la presenza di cellule staminali tumorali rende il tumore stesso resistente alla chemioterapia: le staminali tumorali sono fra le responsabili della nascita del tumore, della ripresa di malattia e della progressione metastatica. La leptina agisce sul microambiente tumorale attivando una serie di marcatori la cui iper-espressione è associata ad una malattia più aggressiva  e con prognosi peggiore (es. CD44, ALDH1, HER2, Oct-4 e Sox2 nel seno, Oct-4, Sox-2 e Nanog nel pancreas). Inoltre, alte concentrazioni del recettore per la leptina sono correlate alla presenza di metastasi linfonodali nonché ad una percentuale di sopravvivenza ridotta: il legame della leptina al suo recettore infatti attiva geni pro-infiammatori (es HIF-1alfa) e pro-angiogenici (VEGFR su tutti), rendendo meno efficaci tutte quelle terapie basate, ad esempio, sull’inibizione della disseminazione vascolare (es. Avastin, Sutent). Oltre all’effetto sulla componente staminale e sull’angiogenesi tumorale, alte concentrazioni circolanti di leptina sono state associate ad una iper-espressione di molecole in grado di inibire la morte cellulare a favore dell’attivazione di cascate di segnalazione a vantaggio della proliferazione (JAK-STAT, PI-3K, NF-kB, TFGbeta ad esempio, ben descritte in “Dieta uno, Cancro zero”): dove c’è iper-proliferazione è molto probabile ci sia anche chemioresistenza. Infine, gli stessi messaggeri molecolari iper-attivati dalla leptina nelle cellule tumorali promuovono la sintesi del suo recettore, creando così un loop di segnalazione pro-oncogenico a ciclo continuo: un dato allarmante, se consideriamo le percentuali sopra citate di pazienti obesi o sovrappeso.
Sono allo studio composti farmacologici antagonisti della leptina che non interagiscano sul bilancio energetico dell’organismo ma che possano essere adiuvanti della chemioterapia standard, aumentandone gli effetti terapeutici e potenzialmente consentendo di ridurne il dosaggio – e quindi gli effetti collaterali sui pazienti. Il primo grande intervento però deve necessariamente essere fatto a monte, sullo stile di vita: senza aspettare di ammalarsi, ma rispettando il proprio corpo e la propria natura. Abbiamo letto molte volte della correlazione fra insorgenza del cancro e scorrette abitudini alimentari o comportamentali. Viviamo in una società nella quale l’alimentazione sana e l’attività fisica sono sulla bocca di tutti nei talk show, soprattutto ora che sta scoppiando l’estate e si avvicinano le vacanze: dieta dell’acqua, dieta del minestrone, se ne sentono di tutti i colori e purtroppo da fonti spesso ben lontane dalla scienza vera. Si riempiono le palestre, ma ci si va in macchina, si è poco costanti e si parcheggia davanti all’ufficio o a casa per essere più comodi. Si è pigri, perché cambiare e mettersi in gioco costa fatica. Costa fatica persino preparare una cena per la propria famiglia, quindi porte aperte ai cibi pronti, pieni di conservanti, sale, zucchero aggiunto e chi più ne ha più ne metta. Ci sono mille modi – anche molto subdoli – di mettere a repentaglio la propria salute quando invece sarebbero sufficienti piccole attenzioni quotidiane, verso noi stessi e nei confronti di chi ci circonda. Chi è professionista della salute lo sa bene, la sfida è far passare il messaggio al di fuori e spesso essere di esempio in prima persona può aiutare molto veicolare il giusto messaggio. Il corpo ha le sue vie per gridare aiuto, bisogna affinare i sensi per ascoltarlo: perché come sempre usa la fisiologia come mezzo di comunicazione, e la malattia non è altro se non un messaggio del corpo. Il cancro non fa eccezione, anzi. Quindi continuiamo ad informarci scegliendo fonti certe e scientifiche, muoviamoci, nutriamoci – non mangiamo, nutriamoci – in modo sano perché il cibo è medicina, e trasmettiamo a chi ci circonda la possibilità di essere noi, in primis, attori del nostro benessere e della nostra salute.
Bibliografia:
Candelaria et al. “Leptin signaling and cancer chemoresistance: Perspectives” World J of Clinical Oncology, 2017 April 10; 8(2): 106-119.
Anelli L. “Dieta uno, Cancro Zero – Nutrizione e sport per prevenire e combattere il tumore” Ed. Correre

Altri articoli