Buongiorno,
Sono Paola, 30 anni, ho sempre goduto di buona salute, sono alta 160cm e peso 47Kg, pratico sport con regolarità in particolare corsa a livello amatoriale e un poco di nuoto per diversificare il movimento.
Mi alleno regolarmente ormai da 3 anni 5/6 volte la settimana per un kilometraggio settimanale che varia tra 50/60Km estivi e 80Km invernali. Cerco di seguire un’alimentazione corretta e varia, senza ricadere nel maniacale.
Da aprile ho iniziato ad accusare fastidi alla gola e bruciori retrosternali, da cui mi è stato diagnosticato in primis un possibile reflusso gastroesofageo e mi è stata prescritta una cura con Pantoprazolo 40mg e Gaviscon dopo i pasti.
Ho seguito la cura per un mese circa, i fastidi sono quasi scomparsi (niente più bruciori ma fastidi alla gola permangono), ma mi sentivo fiacca e stanca e faticavo a sostenere gli allenamenti abituali, così ho sospeso.
Da un paio di settimane sono tornati i sintomi, a cui si è aggiunta anche una fastidiosa nausea, mi sono pertanto convinta a prenotare una esofagogastroduodenoscopia su consiglio del medico curante e, sempre sotto sua prescrizione, a riprendere la cura con Pantoprazolo e Gaviscon. I fastidi spariscono ma io mi sento fiacca, le gambe dure in allenamento.
Coincidenza, caldo, o questi farmaci possono effettivamente avere effetti negativi sulla resa nell’attività sportiva?
Dopo l’esito dell’endoscopia, come posso approfondire la valutazione di una cura adeguata?
Grazie in anticipo per la considerazione.
Cordialmente,
Paola
Risponde Luca Speciani:
Buongiorno Paola,
All’origine di un problema di reflusso gastroesofageo spesso vi è una forte risposta infiammatoria da cibo, che può dipendere sia da un’alimentazione scorretta, sia da errate abitudini di vita (compressione addominale involontaria o postura sdraiata postprandiale, attività sportiva a stomaco pieno ecc.). I medici che somministrano alla leggera inibitori di pompa protonica come il pantoprazolo o antiacidi come il gaviscon sesso sottostimano l’importanza di una corretta acidità gastrica a livello di processo digestivo. Lo stomaco ha necessità di raggiungere un pH molto acido per due importanti motivi: l’attivazione degli enzimi proteolitici (pepsina in primis) e la sterilizzazione di tutti i batteri e virus presenti naturalmente negli alimenti ingeriti. Abbassare l’acidità con farmaci significa interrompere l’attività di sterilizzazione gastrica (trovandosi dunque con indesiderati batteri e virus nell’intestino tenue, con conseguente gonfiore permanente, dolori, possibili infezioni) e immettere in duodeno frazioni proteiche non prelavorate dalle pepsine, dunque molto meno digeribili, e con impatto allergenico ancora intatto. Quest’ultimo fatto, ignorato dai più, è alla base di molte risposte di ipersensibilità alimentare (al glutine, alla soja, alle caseine del latte) e genera automaticamente una risposta infiammatoria maggiorata, con circolo vizioso in grado di peggiorare notevolmente il reflusso preesistente.
La trafila del gastroenterologo comune la conosciamo: ricerca dell’inutile Helycobacter pilori con conseguente somministrazione di tre diversi antibiotici a fini eradicativi, gastroscopia quasi sempre negativa, poi biopsie e chi più ne ha più ne metta. Infine, di fronte al persistere e all’aggravarsi dei sintomi e alla negatività degli esami, si opta per una diagnosi “isterica” con somministrazione di valium o di altro tranquillante.
Per sottrarsi a questa infame trafila occorre lavorare bene sull’alimentazione e sulle regole igieniche e di stile di vita: pratiche desuete perchè non generano fatturato farmaceutico, e generano impegno individuale (più scomodo che ingerire una pillola) ma di grande utilità per la salute dell’individuo.
Se lo ritiene utile venga a trovarmi in studio e vedremo di trovare qualche valida soluzione che la faccia uscire dall’impasse.
Auguri e a presto
Luca Speciani