Buonasera Dottore, le scrivo per chiederle qualche consiglio. Corro da 2 anni e mezzo.
A 34 anni ho iniziato a correre a sensazione per provare a perdere peso. Non avevo mai fatto sport in vita mia ed ero arrivato a 111kg per 182cm.
Piano piano la corsa è diventata una parte importante della mia vita. Dopo 9 mesi sono arrivato a 90kg. A quel punto ho iniziato ad allenarmi con metodo e ho iniziato a fare le prime gare competitive.
A luglio sono arrivato a pesare 71kg abbinando un’alimentazione controllata (ipocalorica) a quattro allenamenti settimanali. Le prestazioni però ristagnavano.
Ho scoperto Dieta Gift grazie ad un articolo sulle coliche biliari dovute alla disidratazione.
Ho acquistato il suo libro “DietaGIFT” e poi “Mente e Maratona” e “Oltre”. Seguendo i suo consigli ho acquistato pian piano circa 7kg ma le prestazioni sono migliorate in modo significativo.
Probabilmente la scarsa alimentazione non consentiva di cogliere i frutti degli allenamenti.
Tutto è andato molto bene sino a metà dicembre. Sulla scia dei risultati positivi ho iniziato a farmi seguire da Orlando Pizzolato per prepararmi alla mia prima Maratona.
Le prestazioni sono migliorate molto (sempre rispetto alle mie precedenti!), arrivando a chiudere un 10000 in 45′ netti. Poi la stanchezza. Da fine Dicembre ho iniziato ad accusare difficoltà negli allenamento di Lento Lungo. Difficoltà sempre maggiori che inizialmente ho addebitato al crescente carico. Pur prendendo un periodo di pausa la situazione è andata sempre peggiorando. A febbraio ho avuto per alcuni giorni la febbre a 40° con una forte tracheite. Con grandi difficoltà sono arrivato al giorno della Maratona che ho corso anche se Orlando mi aveva consigliato di lasciar perdere vista la mia condizione. Rispetto alle ipotetiche 3h40′ che potevano essere teoricamente alla mia portata l’ho chiusa, camminando per metà gara, in 4h47′ e dando fondo a tutta la mia testardagine e forza di volontà.
Successivamente, mi sono concesso una settimana di riposo sportivo totale e poi ho ripreso ad allenarmi pian piano a sensazione con tempi lenti e uscite brevi. Tra alti e bassi arriviamo ai giorni nostri. Nella vita di tutti i giorni sono al 100%, mi sento bene e ho voglia di fare.
Quando mi alleno, sulle distanze brevi tutto sommato, pur con molta fatica, riesco a tenere dei ritmi vicini a quelli di dicembre. Tuttavia non riesco a fare allenamenti lunghi. Oltre i 10km, pur provando a partire molto lento, avverto tanta fatica e stanchezza al punto da dovermi fermare e camminare.
Ho avuto altre coliche biliari ed ho fatto analisi approfondite da cui è emerso che negli ultimi sei mesi ho avuto la mononucleosi. Forse (suppongo) proprio a Febbraio.
Mi scuso per la lunga premessa me credo sia necessaria per darle un minimo di informazioni. A questo punto le chiedo:
Il mio calo di prestazioni e la stanchezza sportiva sono addebitabili alla mononucleosi?
Orlando mi ha detto che alcuni amatori che segue, e che hanno avuto la mononucleosi, hanno avuto tempi di recupero sportivo lunghi: uno sei mesi, uno un anno ed un altro addirittura due anni.
cosa è possibile fare per aiutare il corpo a recuperare?
Premesso che corro per soddisfazione personale mi domando, ma un professionista non si prende la mononucleosi?
Se la prendesse starebbe fermo un anno?
Esiste una terapia mirata al recupero sportivo?
La ringrazio molto per l’attenzione e spero trovi il tempo per poter rispondere alle mie domande.
Cordiali saluti
Giorgio
Risponde Luca Speciani:
La mononucleosi è una patologia virale ai danni del fegato che viene sconfitta in tempi più o meno brevi a seconda delle capacità del sistema immunitario di sconfiggerla. Individui sani se ne liberano in 15 giorni. Soggetti immunodepressi possono metterci due mesi, sei mesi, un anno, o addirittura sviluppare tumori o altre patologie complesse.
Prima del recupero sportivo serve dunque un completo recupero immunitario.
Suggerisco di rivedere gli impegni sportivi per qualche mese in ottica di salute, lavorando su alimentazione e integrazione (vitaminica, minerale, antiossidante) in modo mirato fino al completo ripristino delle naturali capacità immunitarie.
Siamo abituati a pensare che in presenza di una patologia virale, la colpa sia sempre del virus: la maggiore o minore virulenza della patologia è invece correlata allo stato del terreno, cioè alla nostra maggiore o minore capacità di combatterlo. In questa direzione, a mio giudizio, deve andare il lavoro di un bravo medico.
Auguri e a presto
Luca Speciani