Login/account

In tema di Spending review: e la prevenzione?

Condividi

Riceviamo, e volentieri pubblichiamo, questo commento dell’amica e collega Paola Brasca, medico Gift e socio Ampas, sulla necessità di una politica di prevenzione, prima di qualunque altro, pur utile, intervento.
Grazie Paola.
In questi giorni si sta facendo un gran parlare sui criteri di limitazione della spesa pubblica, per cui si tende a tagliare un po’su tutto. È un po’ come se fornire porzioni più piccole dello stesso pasto impedisse alla gente di chiedere il bis..
In particolare, hanno attirato la mia attenzione la querelle sui farmaci generici e la proposta di introdurre una tassazione sulle bevande gasate.
Parto da alcune considerazioni di carattere farmaco-sanitario: l’idea alla base dei farmaco generico è che, essendo privo degli oneri di registrazione del brevetto, costa meno.
Quindi, si risparmia. O no? Non avendone competenza, non mi addentro nel discorso del beneficio in termini di risparmio della spesa sanitaria, ma vorrei condividere alcune riflessioni. Innanzitutto, si conferma una medicina farmaco-centrica.
E questo, che il farmaco sia di marca o generico, è un dato di fatto.
Ma io, che mi sono iscritta alla facoltà di Medicina 20 anni fa e che esercito da 14 anni, non ho mai, e sottolineo MAI, sentito una volta parlare di un serio piano di prevenzione delle patologie.
Non ho mai sentito qualcuno, ministro assessore o chi per lui, impostare un piano di educazione alimentare serio.
Penso alle mense ospedaliere, dove la cultura clinica dovrebbe essere al massimo e dove maggiore è la concentrazione degli specialisti in tutte le discipline del sapere medico, e penso ai vassoi pieni di pasta e pane bianchi, di prosciutto e formaggio con sale e polifosfati e glutammati e nitrati e via discorrendo; penso alle diete per diabetici che prevedono il the col dolcificante, le fette biscottate (farina bianca, sale e nulla più).
Penso al fatto che si continuino ad associare due, tre, a volte quattro molecole di antipertensivo, il diuretico, la statina, l’ipoglicemizzante orale, il farmaco per ridurre l’uricemia, l’antidepressivo, l’antiaggregante per mantenere la circolazione, l’antidepressivo perché a furia di pastiglie l’umore va sotto i tacchi un po’ a tutti, la pastiglia per dormire…
Ci si trova a 40-50 anni a deglutire una cura per tutto, sentendoci ogni volta sempre più ammalati e pretendendo a gran voce un diritto alla salute che però da noi stessi non deve mai passare.
Io lavoro in Pronto Soccorso da diversi anni, utilizzo farmaci di ogni classe talvolta anche ad alto dosaggio; non sono quindi una “talebana” che dice niente medicine, mai.
Ma c’è un MA grande come una caserma. Io lavoro in modalità “emergenza in atto”, ove il farmaco o i farmaci spesso fanno la differenza tra la vita e la morte:
se devo curare uno scompenso cardiaco acuto, non ho tempo per impostare un corretto stile di vita ma devo immediatamente alleggerire il circolo, liberare i polmoni, supportare il cuore.
Solo in emergenza, però. Se invece il medico si piega a curare il sintomo, se abdica al proprio ruolo di health-giver spinto dall’aggressività e dall’ignoranza di chi impone una medicina per ogni cosa, allora non se ne viene a capo.
Immaginiamo per un attimo che, invece di somministrare un antipertensivo, il medico imposti un piano nutrizionale corretto, ricco di cereali integrali, di proteine, di frutta e verdura,; che insegni e disponga una regolare, quotidiana attività fisica aerobica quotidiana (e non si tratta di far la maratona, badate bene, solo di una mezz’oretta a passeggio di buon passo), spiegandone i benefici in termini di metabolismo, di circolazione, di tono dell’umore e via discorrendo. Immaginiamo questo paziente, un po’ricaricato dal fatto di poter stare meglio, vediamolo andare a spasso, magari a braccetto con la vecchia mamma, magari ritirerà fuori la bicicletta che aveva in cantina e che usava quand’era ragazzo, magari andrà a prendere il figlio a scuola e faranno insieme una passeggiata, facendo a gara a chi arriva prima..
Endorfine, circolo attivo, la potente sensazione di valere qualcosa. A costo zero.
Anzi, a guadagno attivo: di benessere, di esperienze positive, di diffusione di cultura.
Questa è politica sanitaria corretta. Questa è veramente una medicina della persona.
Altro che tassa sulle bevande gasate.
Paola Brasca

Altre lettere