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La salute delle ossa inizia a tavola

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di Massimiliano Noseda, Fisiatra

L’osso non è una struttura inerte: dieta e movimento fisico contribuiscono a determinare la sua funzione e il suo stato di salute. Un peso fuori controllo non può mai essere compatibile con un apparato scheletrico sano

Scheletro e ossa sono associati nell’immaginario comune al concetto di morte, per definizione contrapposto a quello di vita. Molti tendono, quindi, a considerarli erroneamente supporti inerti che non necessitano di particolari cure o attenzioni a differenza di altri organi. Tuttavia, sebbene siano innegabilmente caratterizzati da una particolare durezza e resistenza a urti e forze esterne, sono anch’essi veri e propri tessuti vitali e, come tali, necessitano di stimoli fisici e di un’adeguata nutrizione quotidiana al fine di svilupparsi e mantenersi in buona salute. Pertanto, come ogni altra struttura del corpo umano, traggono dalla dieta tutti i nutrienti di cui il loro metabolismo quotidiano necessita. Ne consegue che un regime alimentare errato, qualitativamente o quantitativamente, possa influenzare negativamente la qualità della struttura e di conseguenza delle funzioni svolte.

Ma quali sono i compiti che le ossa svolgono abitualmente e che possono essere alterati da una sofferenza o malattia? In primis lo scheletro conferisce la forma al corpo umano. Su di esso, poi, tramite i tendini, si inseriscono i muscoli chepermettono sia la statica sia il movimento. Alcune strutture svolgono, però, anche una funzione di contenimento. È questo, per esempio, il caso della scatola cranica, del canale spinale o della cassa toracica. Particolari ossa, tipicamente quelle piatte di bacino e dei corpi vertebrali oppure le epifisi delle ossa lunghe, contengono al loro interno il midollo osseo, in grado di produrre i globuli rossi che nel sangue sono fondamentali per trasportare l’ossigeno. Ma lo scheletro costituisce anche un’importante riserva di minerali come calcio, fosforo e magnesio che possono essere liberati e messi a disposizione dell’intero organismo in caso di necessità.

Una dieta bilanciata dovrebbe, quindi, fornire tutti i macro e i micronutrienti di cui l’organismo umano necessita, inclusi quelli utili per il corretto accrescimento e mantenimento della massa ossea. Tale fabbisogno deve essere adattato non solo a condizioni comuni, come la crescita, la gravidanza o la ripresa dopo un lungo periodo di malattia, ma anche a particolari stati patologici. A tal proposito è bene ricordare che non sono solo le malattie dell’osso a poter richiedere un’integrazione alimentare, come si è soliti considerare, per esempio, in caso di osteoporosi, ma anche patologie di altri organi e apparati. Èquest’ultimo il caso di alcune malattie intestinali che riducono l’assorbimento dei nutrienti ingeriti attraverso i cibi e conseguentemente anche la biodisponibilità a livello osseo.

Da tutto ciò ne deriva che una visita fisiatrica odortopedica eseguita per qualsiasi ragione non possa non includere anche una corretta anamnesi alimentare seguita dalla prescrizione di vitamina D, calcio o altri integratori, quando necessari. Qualora, invece, la complessità del quadro clinico per numero o gravità di altre patologie presenti, l’assunzione di particolari farmaci, la presenza di allergie o intolleranze richiedano più di qualche semplice consiglio nutrizionale o rendano più difficoltosa la formulazione di una prescrizione di integratori per dosaggio o tipologia, è bene agire in sinergia con un medico specialista in scienze dell’alimentazione o disciplina affine, inviando a costui il paziente per una revisione della dieta e il relativo follow up.

Se da una parte l’alimentazione risulta, quindi, un presupposto fondamentale per il raggiungimento di una buona qualità ossea, dall’altra anche un’adeguata stimolazione fisica è imprescindibile per lo stesso motivo. 

Il corretto orientamento delle trabecole ossee e un efficace processo di mineralizzazione, infatti, prevedono carico e movimento quotidiano per attivarsi. Questo significa quindi che, da sola, una corretta alimentazione non basta. Infatti, è esperienza comune rilevare quadri di osteoporosi in soggetti che, anche se ben nutriti, hanno perso massa muscolare e ossea in seguito a lungo periodo passato a letto. Qualcosa di molto simile si osserva anche negli astronauti dopo il rientro da una missione nello spazio. Pertanto, esattamente come la dieta deve prevedere la personalizzazione di micro e macronutrienti per tipologia e dosaggio, il movimento deve essere prescritto per tipologia e intensità affinché svolga l’effetto benefico atteso sull’osso. Ed è proprio per questa ragione che potrebbe essere utile una valutazione fisiatrica mirata. Sono infatti da distinguere i casi in cui il soggetto ha bisogno solamente di un’attività fitness o sportiva generica a fini preventivi, da quelli in cui il soggetto necessita di un vero e proprio intervento riabilitativo che preveda esercizi specifici per particolari distretti anatomici interessati da una patologia. In entrambi i casi il paziente andrà sensibilizzato non solo sull’importanza del movimento per le sue ossa ma anche sul proseguire, poi, in autonomia al domicilio con costanza quotidiana, gli esercizi impostati da un fisioterapista competente. Infatti, un trattamento riabilitativo, anche se personalizzato e corretto tecnicamente, è destinato a fallire nel breve termine se non è seguito da un programma di mantenimento che il paziente dovrebbe svolgere ogni giorno a casa propria o in palestra.

Concludendo questa breve esposizione sull’importanza della dieta e del movimento per la salute dell’osso non possiamo non accennare alla problematica del sovrappeso. Premettendo che sia la carenza di peso sia l’eccesso sono dannosi non solo per lo scheletro ma per il benessere dell’intero organismo, nei paesi più industrializzati il secondo fenomeno è molto più frequente del primo. Le ultime stime dell’Organizzazione Mondiale della Sanità rivelano che sarebbe in sovrappeso od obeso il 50% degli adulti oltre al 30% dei bambini del pianeta. In Italia si stimano invece intorno a 18 milioni gli adulti con eccesso ponderale, pari al 35,5%, e all’incirca 5 milioni quelli obesi, ovvero una persona su dieci. Tale sovrappeso, molto più spesso dovuto a eccessi o errori alimentari e a stili di vita eccessivamente sedentari che non a veri dismetabolismi, costituisce un ulteriore fattore di rischio per la salute delle ossa in quanto, a parità di usura dei dischi intervertebrali o delle cartilagini delle articolazioni degli arti inferiori, rende lo stesso quadro più doloroso e invalidante oltre che meno responsivo alle cure. 

Anche negli interventi di protesizzazione di anca e ginocchio, il dimagrimento e il mantenimento di un peso forma devono essere accuratamente considerati in fase pre e post operatoria in quanto un carico eccessivo può essere causa non solo di una mobilizzazione precoce delle strutture impiantate, con conseguente necessità di reintervento in tempi inferiori alla media, ma soprattutto di un recupero funzionale insoddisfacente e solo parziale della funzione deambulatoria, sia da un punto di vista qualitativo sia da quello quantitativo, con impatto negativo sulla qualità di vita futura. Ne deriva che, nella prescrizione di un trattamento riabilitativo, redatto a cura di un fisiatra o di un ortopedico, il problema peso non possa e non debba essere ignorato in quanto potrebbe vanificare ogni altro intervento terapeutico. Pertanto, la riduzione del peso deve essere inclusa negli obiettivi riabilitativi e monitorata periodicamente,prevedendo anche una consulenza presso uno specialista in scienze dell’alimentazione o nutrizione clinica, qualora i risultati non ci siano oppure risultino eccessivamente modesti.

Numero 121 de L’Altra Medicina. 

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