In questi ultimi mesi stanno diffondendosi, ahimè, informazioni molto superficiali su pratiche alimentari non prive di allarme medico, come i digiuni o le forti restrizioni caloriche, che pure da tempo sono segnalate per i loro possibili rischi sulla salute.
Vediamo di fare un po’ di chiarezza, con qualche dato scientifico.
L’educazione alimentare nel nostro paese è veramente ai minimi termini. Non c’è anno infatti in cui non spunti dal cappello una qualche nuova dieta squilibrante (tutte proteine, niente proteine, sondini, chetosi, monocibo ecc.) che nonostante gli avvisi contrari dei medici, vende milioni di copie e convince migliaia di persone comuni a procurarsi del danno (transaminasi alle stelle, avvelenamento da chetoni, tossicità epatica e renale, tumori). Basterebbe forse che la gente comune imparasse a distinguere il vero dimagrimento (perdita di grasso) con il deperimento (perdita di grasso e di massa muscolare, con relativo abbassamento metabolico) per smascherare l’imbroglio, ma tant’è. La maggior parte dei professionisti di settore pensa ancora ingenuamente che “una caloria è sempre una caloria”, figuriamoci i non addetti ai lavori.
Ecco dunque che ci risiamo con la storia dei digiuni dimagranti, che periodicamente torna a galla dopo essere stata percorsa in anni nemmeno troppo lontani dalle “settimane di pulizia” di noti erboristi e naturopati francesi, che poi riempivano i loro malcapitati pazienti di lassativi e diuretici, per ottenere l’immediato calo di peso desiderato, una volta constatato che l’effetto dei semidigiuni con tisane alle erbe e germogli stufati finiva ben presto, appena il metabolismo si riduceva di conseguenza.
I promotori dei digiuni terapeutici sfruttano un effetto ben noto a qualunque medico: l’individuo che passi da un’alimentazione a base di wurstel, patate fritte e superalcolici ad un regime di semidigiuno con erbe, semini integrali e frutta fresca, percepisce un immediato beneficio. L’enorme quantità di allergeni alimentari precedentemente assunti (sempre gli stessi: latticini, lievitati, sale, zucchero, glutine) generava risposte infiammatorie potenti, in grado di produrre cefalee, riniti, gastriti, coliti, stipsi, diarrea, stanchezza, dermatiti, dolori articolari ecc. Non appena l’attacco degli allergeni alimentari venga allentato, l’individuo percepisce un’immediata sensazione di benessere. Il mal di testa si attenua, i dolori articolari diminuiscono, la colite dà qualche giorno di tregua.
Questo fatto, ben noto agli scienziati e ai medici (che ne fanno uso con apposite diete di rotazione alimentare sugli allergeni più pericolosi per ridurre le risposte infiammatorie) è quello che “converte sulla via di Damasco” molte persone che passano improvvisamente da regimi completamente sballati al veganesimo più stretto o ai digiuni periodici, mettendo la mano sul fuoco a favore della correttezza del nuovo regime, quando qualunque riduzione del carico avrebbe giovato. Su questo malinteso (anche ben scientificamente documentato: alcuni lavori documentano remissioni complete del dolore articolare – benché ovviamente di breve durata – dopo un solo giorno di digiuno) si basa l’ingenua convinzione che basti non mangiare per stare meglio.
Per sfatare questo mito occorre analizzare cosa succede dopo, non solo “durante” l’esperimento.
Per sfatare questo mito occorre analizzare cosa succede dopo, non solo “durante” l’esperimento.
Se noi analizziamo quello che succede ad un individuo sano e correttamente alimentato che improvvisamente effettui un giorno intero di digiuno completo, scopriamo che il suo metabolismo si riduce drasticamente, gli ormoni tiroidei si abbassano a favore degli antitiroidei (il reverse-T3), la massa muscolare viene attaccata, si riduce l’ormone della crescita (GH), l’osso si indebolisce, il desiderio sessuale cala e il surrene sperimenta una situazione favorevole alla depressione. Tutte queste affermazioni, che potrebbero suonare sorprendenti, sono ampiamente documentate a livello scientifico, e i lavori relativi sono disponibili sul nostro sito, nella sezione “Le basi scientifiche” al capitolo “Danni indotti da diete ipocaloriche “.
Inoltre, ancora più grave, il nostro ipotalamo, come tentativo di compensazione (si sa che a livello evolutivo l’uomo è programmato per difendersi attivamente dalla fame!), genera un’ipersecrezione di neuropeptide Y (NPY) , che è un potente induttore di fame. NPY è la molecola segnale fortemente squilibrata nei bulimici, tanto per capire meglio di cosa si stia parlando. La secrezione massimale di NPY non dura poche ore: perdura su quei livelli per ben quattro giorni, dopo un solo giorno di digiuno, e il motivo è evidente. L’uomo primitivo digiunava solo quando era nell’impossibilità di trovare cibo (inverno, siccità, malattia): non è che il mattino dopo potesse aprire il frigo e servirsi. La difficoltà poteva perdurare e dunque c’era bisogno che lo stimolo all’iperalimentazione fosse forte e prolungato. La fame cessava quando l’istinto si era saziato.
Questo è ciò che avviene in chi digiuna: una fame belluina che dura diversi giorni e che ci farà cercare poi i cibi più ricchi di grassi e zuccheri, ricercati febbrilmente fino a completa compensazione.
La grande quantità di cibo assunta troverà a quel punto un ambiente interno predisposto all’accumulo e all’ingrassamento: tiroide rallentata, masse muscolari e consumi diminuiti, poca voglia di muoversi, stanchezza, insoddisfazione, e il quadro sarà completo. Il digiuno periodico genera queste risposte, e può dare solo un esile beneficio a chi mangi in modo del tutto scorretto o abbia già gravi situazioni infiammatorie di base.
Ecco dunque dall’Inghilterra la nuova rivoluzionaria dieta, non bastassero i danni procurati dall’orgia di proteine derivata dall’abile campagna mediatica costruita attorno al deperimento prematrimoniale di Kate Middleton. Cinque giorni in cui mangiamo tutto ciò che ci pare, seguiti da due giorni di digiuno totale. Alla faccia dell’educazione alimentare e dell’epidemia di obesità infantile che ci sta sommergendo. Provate a proporre a vostro figlio in età scolare questo regime e vedrete che vi riporterà istantaneamente con i piedi per terra. Eppure, come sempre, non mancheranno illusi che, buttati i libri di Dukan e Tisanoreica, si getteranno avidamente sul nuovo regime, purtroppo perorato anche da anziani e famosi medici che di alimentazione non si sono mai occupati e che oggi decidono improvvisamente di farci lezione.
In aggiunta a questo delirio, il semidigiuno viene promosso citando l’iperlongevità di qualche popolazione minimale inevitabilmente sperduta in qualche atollo del mar del Giappone o sulle vette dell’Hymalaya, che ovviamente dovrebbe tale longevità al mangiar poco. Ecco, non facciamo insultare la nostra intelligenza da queste inaccettabili semplificazioni (che in anni passati avevano prodotto il paradosso francese: ingozziamoci di vini e formaggi, perché in un paesino vicino a Bordeaux ci sono dei centenari). I centenari, guarda un po’, li troviamo anche a Gualdo Tadino o a Volpago del Montello, tra agricoltori che stanno in movimento tante ore al giorno, e mangiano ciò che capita, quando capita: sempre però integrale, variato, gustoso. E senza tanti dolcificanti, additivi e conservanti. Sempre in realtà piccole e serene, con forte supporto sociale, famiglie numerose e tanto tempo passato all’aria aperta. Questi probabilmente i veri segreti della longevità, anche tra i mangiatori di vino e formaggi di Bordeaux. Altro che restrizione calorica. Sorriso, movimento, cibo sano e variato, supporto sociale.
Se nonostante tutto vi venisse la voglia di digiunare, il mio consiglio è: fatevi seguire da un medico. E possibilmente non da un medico fanatico di digiuni. Qualcuno insomma che possa mostrarvi passo passo in quale modo il vostro organismo vada verso il deperimento (se sarà prevalente la restrizione) o l’infiammazione/intossicazione, se al digiuno seguirà la consueta iperalimentazione compensativa. I dati da tenere sotto controllo sono l’entità della massa muscolare (con un’affidabile bioimpedenziometria), le transaminasi epatiche, il GFR per la funzionalità renale, il grasso corporeo, il cortisolo, l’emoglobina glicata, il TSH, il GH, FSH e LH (fertilità), i valori del ferro, VES e PCR. Non certo colesterolo e trigliceridi che, essendo indici semplici di iperalimentazione, calano subito appena si smetta di mangiare. Alterazioni di questi valori possono portare a squilibri di lunga durata che successivamente anche un bravo medico può avere difficoltà a rimettere in ordine.
Come diceva un attore di Jurassic Park dalla jeep scoperta mentre veniva inseguito da un feroce Tyrannosaurus rex: “Ma perché col senno di poi devo aver sempre ragione io?”. Meditiamo prima di intraprendere strade pericolose per la nostra salute. Mangiare meglio è qualcosa di molto diverso dal “non mangiare”. Lasciamo che il nostro istinto, che tende a tenerci lontani dal digiuno, faccia il suo corretto lavoro di protezione della nostra salute. E stiamo il più possibile lontani dalle diete alla moda che vorrebbero regalarci “tutto e subito”. Le corrette impostazioni scientifiche stanno altrove.