Nei supermercati di Londra è partita un’iniziativa lodevole: segnalare con un bollino rosso, giallo o verde la pericolosità nutrizionale di un alimento. Era da tempo che si sentiva la necessità di una minima regolamentazione. Ma come sempre l’ignoranza umana ci ha messo lo zampino. Il discrimine tra salutare e non salutare è dato dalle calorie, così che il parmigiano ha il bollino rosso e la cola zero quello verde. Idiozia al potere.
Da tempo ormai si sente la necessità di regolamentare, in un’ottica di aiuto alle fasce più deboli e manipolabili, l’esposizione di prodotti alimentari nei supermercati. Benché esistano leggi abbastanza chiare sulla liceità o meno di alcuni claim salutistici sui prodotti esposti sugli scaffali, non si può dire che la chiarezza la faccia da padrona.
Abbiamo già affrontato il problema su un recente articolo su dietagift.it (“Quando le etichette ci ingannano ”, “L’imbroglio del cioccolato ”, “Frumento, kamut, khorasan, che confusione! ”): il consumatore medio è spesato e non è più in grado di capire – senza un paio di lauree in chimica – che cosa stia realmente acquistando per sé e per la propria famiglia.
Si potrebbero fare mille esempi, ma ne basteranno pochi. Chi cerca prodotti integrali trova mille sottigliezze: etichette che recitano “tipo integrale” o “con farina integrale”, o anche “100% integrale” per poi scoprire che è il 100% delle farine ad essere integrale, ma che il prodotto contiene poi anche grassi idrogenati, zucchero e altri coformulanti. Anche sullo zucchero, vero ingrassante metabolico che ogni paese dovrebbe categoricamente escludere dal consumo dei propri bambini, si spendono parole ingannevoli. Basti pensare ai lecca lecca con su scritto “cholesterol free” o a tutte quelle diciture curiose del tipo: “senza zucchero (saccarosio)” che prelude alla presenza di uno zucchero diverso, o agli infiniti sinonimi funzionali che vanno dal malto di riso allo sciroppo di glucosio-fruttosio, dallo sciroppo di mais a quello di maltitolo. Tutti zuccheri ad altissimo indice e carico glicemico, che consentono – separatamente indicati – di dire che una torta è fatta di mele o di farina, quando il suo primo ingrediente è lo zucchero.
Gli edulcoranti artificiali, poi, rappresentano il vero esempio di circonvenzione d’incapace (il consumatore), visto che al di là della supposta cancerogenicità dei vari aspartame, acesulfame, saccarina, ciclammati vi sono studi recenti e ben documentati che segnalano la forte capacità di induzione di ingrassamento da parte dei più usati tra questi (vedi la pagina “DietaGIFT: le basi scientifiche ”). I topini di laboratorio che ricevono edulcorante artificiale mangiano a fine giornata il doppio rispetto al gruppo di controllo. E le “calorie zero” vanno a farsi benedire, tanto da farci affermare scherzosamente che l’indicazione “zero” non rappresenti le calorie del prodotto ma il QI dell’acquirente.
In questa giungla, dunque, sia il benvenuto un segnale facile facile (come il semaforo rosso-giallo-verde) per consentire anche agli utenti più sprovveduti di orientarsi in mezzo a tutta quella “interessata” confusione. Ma, per la miseria, che l’indicazione dei cibi salutari sia corretta, e scientificamente giustificata! Il criterio guida per l’indicazione nei supermercati inglesi volete indovinare quale sia stato? La quantità di calorie per unità di peso e la presenza di grassi all’interno dell’alimento. In pratica una indicazione da burosauri dell’alimentazione, smentita dai fatti e dai dati scientifici almeno dal 1994, anno della scoperta della leptina, ma per le persone dotate di brillante intelligenza senza dubbio anche da qualche anno prima. Il totale fallimento delle diete ipocaloriche e dei cibi light è sotto gli occhi di tutti. Decenni di persecuzione negli USA dei grassi negli alimenti (che ovviamente privilegiano la componente zuccherina degli stessi) hanno portato quel paese ad avere il più ato numero di obesi al mondo. Ma ancora c’è chi si ostina a ragionare con le fette di salame sugli occhi. Quanti millenni dovremo aspettare perché i responsabili della pubblica salute aprano gli occhi?
Vediamo dunque con orrore quali siano state le scelte dei lungimiranti health consultants d’oltremanica. Tra i bollini rossi troviamo il Parmigiano Reggiano. Da evitare (secondo loro) perché troppo ricco di calorie e di grassi. Parbleu. Bollino giallo al pesce, anch’esso colpevole di contenere troppi grassi. Doppio parbleu. Ma che cosa ci sarà mai allora tra i bollini verdi? Udite udite: la cola zero, in compagnia di tutte le altre bibite gassate addizionate di edulcoranti.
Me li vedo gli attenti consumatori britannici che si riempiono il carrello di bibite zero, lasciando sullo scaffale proteine sane come quelle del pesce o del Parmigiano Reggiano. Me li vedo grassi e felici per aver seguito le illuminate indicazioni dei medici inglesi e dei loro esperti politici. Che potranno così dispensare nuovi farmaci ai nuovi malati che questa politica alimentare andrà a generare. A meno che qualcuno sia capace di dimostrare che nutrirsi di acqua sporca con edulcorante possa in qualsiasi modo giovare alla nostra salute.
Chi occupa posti di responsabilità scientifici o governativi dovrebbe sentirsi in dovere di difendere la salute dei propri cittadini, dai quali è stato eletto. E’ un dovere etico, prima ancora che di legge. Ma quando al potere sale l’idiozia, non c’è rimedio che tenga.