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Il caffè: fa bene o fa male?

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La caffeina è uno stimolante del sistema nervoso centrale e viene utilizzata in ambito ricreazionale in caso di sonnolenza. È importante notare che la caffeina va utilizzata solo occasionalmente e dosi di caffeina non possono rimpiazzare il sonno. L’utilizzo prolungato di caffeina porta, inoltre, a dipendenza.
La caffeina viene completamente assorbita nello stomaco e nel tratto iniziale dell’intestino nei primi 45 minuti dopo l’ingestione, e successivamente viene distribuita lungo tutto il corpo nei fluidi corporei. Non va dimenticato un discreto effetto diuretico e, per alcuni, anche lassativo.
All’interno del nostro organismo la caffeina viene metabolizzata nel fegato (dal sistema enzimatico citocromo P450 ossidasi) e convertita in tre dimetilxantine, che contribuiscono a potenziarne l’effetto:

  • Paraxantina (84%): stimola la lipolisi e porta a una maggiore concentrazione di glicerolo e acidi grassi nel sangue disponibili ai muscoli. L’attività lipolitica è ridotta dal fatto che la caffeina è un forte stimolante del cortisolo, principale ormone lipogenetico.
  • Teobromina (12%): è un vasodilatatore che aumenta il flusso di ossigeno e di nutrienti al cervello e ai muscoli tra cui i bronchi. La teobromina è anche il principale alcaloide presente nel cacao. Avendo inoltre effetti cronotropi positivi porta a un abbassamento della pressione sanguigna. Significativo è il potere antitussivo della teobromina dovuto all’efficacia miorilassante sulla muscolatura liscia di bronchi e bronchioli. Infine stimola la diuresi inducendo vasodilatazione nelle arteriole renali, fenomeno che comporta un’aumentata filtrazione glomerulare.
  • Teofillina (4%): Insieme all’adrenalina contribuisce all’azione cronotropa positiva (aumento della frequenza cardiaca) e inotropa positiva sul cuore. Altri effetti della teofillina sono aumento della pressione sanguigna, aumento del flusso sanguigno filtrato dai reni e stimolazione sul centro respiratorio del sistema nervoso centrale (a livello del midollo allungato). Insieme con la teobromina rilassa la muscolatura liscia nei bronchi (è usata in dosi molto più massicce nel trattamento dell’asma), e stimola la diuresi inducendo vasodilatazione nelle arteriole renali.

Consigli per il consumo

La cosa più importante è che il caffè va bevuto amaro, senza zucchero, zucchero di canna o altri dolcificanti, per i loro effetti negativi sul metabolismo.
È meglio berlo a stomaco pieno per evitare l’effetto irritante sulla mucosa dello stomaco soprattutto in caso di gastrite e per sfruttare il positivo effetto digestivo.

Quantità raccomandata

Non esiste mai una quantità “raccomandata” per uno stimolante. Semmai una quantità “consentita”, non in grado di arrecare danni. Già una dose di 150-200 mg/die (2-3 tazzine) può dare blandi effetti di agitazione, insonnia e tachicardia a persone sensibili. Ancora, l’assunzione regolare può dare assuefazione. Chi ne consuma molte tazzine al giorno può provare meno sintomi, ma subirne ugualmente gli effetti tossici, senza averne piena consapevolezza.
La caffeina, infatti, non si trova solo nel caffè. È utilizzata come ingrediente di base in vari prodotti energetici, come bevande gassate o cioccolatini, ed è presente anche nel tè.
Vediamo le quantità nei vari prodotti:

  • 1 tazzina di caffè preparato con la moka contiene 100mg-150mg
  • 1 tazza da 250ml di caffè americano ne contiene 100-150mg
  • 1 tazza di espresso ne contiene 80 mg
  • 1 lattina di energy drink (Red Bull o simili): 80 mg
  • 1 tazza di tè: 60 mg (variabile a seconda del tè)
  • 1 lattina di Coca-Cola (33 cc): 35 mg

Naturalmente, le quantità variano in base alla qualità specifica dell’alimento e alle modalità di consumo.
Il caffè americano, ad esempio, è molto più diluito, ma se ne bevono quantità di gran lunga maggiori. La quantità totale di caffeina può essere molto superiore a quella di 2-3 espressi, se si abbonda nella giornata.

A chi è sconsigliato

Il caffé va assolutamente sconsigliato in gravidanza, per gli stimoli innaturali che può dare (in particolare a livello pressorio); in allattamento perché può alterare il latte (e tenere sveglio il bambino); nei bambini fino a fine adolescenza e in tutti i casi di ipertensione.

Consigli per l’acquisto

L’etichetta riporta la varietà di provenienza. Arabica 100%, robusta o miscele varie. C’è chi predilige l’uno o l’altro prodotto. Da un punto di vista nutrizionale cambia poco. Il paese di provenienza può dare differenze di gusto più o meno apprezzabili. Da evitare senza alcun dubbio i vari caffé “al” ginseng, guaraná ecc. che di solito contengono molti additivi, aromi e dolcificanti.
Naturalmente l’acquisto in grani, con macinazione al momento, consente di preservare le caratteristiche originarie del seme molto meglio rispetto al prodotto già macinato. La differenza nel bouquet di sapori è comunque più legata alla qualità originaria del seme.

Caffè al ginseng: una bevanda da evitare

Questa bevanda è una miscela di caffè, piccolissime quantità di radice di ginseng, zucchero, latte, aromi, grassi, stabilizzanti e altre sostanze poco sane che vanificano gli effetti positivi sia del caffè che del ginseng.


Articolo pubblicato su “L’Altra Medicina” n. 100.

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