Nausea e vomito sotto sforzo: perchè?
Risponde il dott. Luca Speciani
Molti ciclisti, sia in gara che in allenamento, soffrono di questo fastidioso sintomo (nausea o nausea e vomito) in grado di pregiudicare del tutto una prestazione sportiva.
Capire da quali cause possano essere provocati, come ci insegna la medicina di segnale, ci può aiutare a rimuovere efficacemente il problema.
La nausea è una sensazione protettiva che ci difende dall’assunzione di altro cibo, quando siamo intossicati da qualcosa che staziona nel nostro stomaco o intestino.
Una prima rapida elencazione delle cause più comuni può aiutarci ad orientarci meglio, visto che il problema può originare da motivi diversi che possono inoltre sovrapporsi tra loro in vari modi.
1) Nausea da eccessiva stanchezza o da lavoro troppo intenso;
2) Nausea da colazione o pranzo non ben digeriti (partenza a stomaco pieno);
3) Nausea da blocco digestivo da freddo;
4) Nausea legata a cali pressori e/o disidratazione;
5) Nausea legata a problemi neurologici;
6) Nausea legata a carenze di ferro;
7) Nausea legata a farmaci o a sostanze tossiche.
Vediamo dunque che i motivi possono essere molteplici, ma hanno tutti un elemento comune: il tentativo (salutare) dell’organismo di sbarazzarsi di qualcosa che lo sta intossicando. Ciò spiega, tra l’altro, la sequenza nausea, vomito, diarrea che spesso si verifica quando il problema non venga rapidamente risolto. Proviamo a esaminare separatamente le diverse cause.
Al di là dei propri limiti fisici
Capita talvolta che il ciclista si spinga su livelli di sforzo non compatibili con il suo livello di allenamento o con le sue capacità biologiche. Per esempio in una salita con elevata pendenza, in una fuga, in una lunga volata. In tali situazioni il corpo può andare oltre alle sue possibilità generando al suo interno il crollo di alcuni sistemi tampone biochimici e l’accumulo in pochi secondi o minuti di metaboliti tossici o acidi. L’organismo percepisce a quel punto una sensazione interna simile a quella riscontrabile durante un’intossicazione da veleni, evento dal quale il corpo si difende con nausea (che blocca l’assunzione di cibo) e vomito, per eliminare l’eventuale tossico. Una delle cause di questo fenomeno può anche essere l’uso di sostanze dopanti che, com’è noto, iperstimolano un solo fattore della prestazione (per esempio il trasporto dell’ossigeno), mentre gli altri non sono in grado di seguire il primo, provocando il collasso del sistema sopra descritto.
Mai a stomaco pieno
Un errore frequente commesso dai ciclisti è quello di pensare che si debba partire per una gara o un allenamento intenso, con lo stomaco pieno. Un apparto digerente in piena digestione esercita un cospicuo “furto di sangue” ai danni di tutti gli organi, a partire dal cervello (è nota la sonnolenza dopo un lauto pasto), fino ad arrivare all’apparato muscolare, che non riesce più a ricevere l’ossigenazione sanguigna necessaria allo sforzo in atto. Di fronte a tale incompatibilità il corpo cerca di liberarsi in modo naturale del cibo ingerito in un momento troppo vicino al via, attraverso nausea e vomito. Altrettanto cercherà di fare in caso di blocco digestivo da freddo o da intenso stimolo emotivo, quando ci troveremo scoperti, bagnati, sudati dopo aver mangiato. Tipico il caso di chi – magari in una gran fondo – arriva in vetta, si ferma a rimpinzarsi di cibi vari, e poi, già raffreddato, riparte in discesa con vento e freddo. Il blocco digestivo è in quel caso garantito. Chi è fragile da quel punto di vista dovrà dunque limitarsi ad ingerire liquidi zuccherini (di altissima digeribilità) senza assumere cibi solidi.
Il sangue serve anche al cervello
Altri ciclisti hanno la pessima abitudine di non bere. O almeno di non bere a sufficienza. Occorre ricordarsi sempre che il sangue è per gran parte fatto di acqua, e che se non ricostituiamo le nostre riserve idriche dopo un’abbondante sudata, c’è il rischio concreto di subire un abbassamento importante dei valori pressori e di conseguenza di non mandare più una quantità di sangue (e quindi di ossigeno) sufficiente al cervello. Quando l’organismo percepisce alcune aree del cervello che non funzionano più bene, la prima cosa a cui pensa è a liberarsi della possibile sostanza velenosa che ha provocato il problema: con nausea e vomito. Qualunque problema neurologico, anche lieve, genera una risposta d’allarme di notevole intensità, che può provocare con immediatezza nausea e vomito.
Senza ferro, stanchezza e carenza di ossigeno
Due sono i valori ematici di maggiore importanza da tenere sotto controllo: sideremia (ferro circolante) e ferritina (scorte di ferro). La sideremia si altera solo in casi gravi o cronici di lunga durata, mentre una scarsa dotazione di ferro è facilmente visibile osservando la ferritina. Con sangue povero di ferro, e quindi di emoglobina, ci si stanca subito, e anche sforzi leggeri costano un’enorme fatica. Ecco dunque che se la testa ci sostiene per sopportare sforzi più intensi e duri, può verificarsi ancora la situazione precedentemente descritta di “sfondamento” dei propri limiti, con le già descritte conseguenze di nausea e vomito.
Lontani dai farmaci
Anche alcuni farmaci, da soli o in abbinamento con altri, possono generare nausea e vomito. L’elenco è lungo: antipertensivi, antistaminici, inibitori di pompa, cortisonici, chemioterapici, antibiotici ecc. Alcuni agiscono intossicando fegato e reni, altri con azioni più indirette. Il nostro consiglio è quello di sostituirli (sotto controllo medico) con alternative naturali che non intossichino organi importanti per la nostra prestazione.
Altrettanto sbagliato sarebbe fare uso di farmaci antiemetici, come la metoclopramide. Se il corpo sta saggiamente cercando di liberarsi di qualche tossico alimentare o metabolico, lasciamolo lavorare.
In sintesi: se in qualche occasione si è presentato un problema di nausea o vomito sotto sforzo o nelle immediate vicinanze temporali, la cosa giusta da fare è quella di confrontarsi con un medico preparato che possa giudicare quale tra queste cause sia quella più facilmente modificabile. A quel punto sarà facile costruire insieme una strategia terapeutica efficace per la risoluzione del problema.