Sono passati ormai 10 anni dal lancio della DietaGIFT che, tra le altre cose, mette in evidenza il completo abbandono del calcolo calorico come strumento di dimagrimento. Quale bilancio si può trarre da questi primi 10 anni di DietaGIFT?
DietaGIFT è nata come strumento di aiuto ad un dimagrimento che rispettasse la salute del paziente, in contrasto con le classiche diete ipocaloriche che danneggiavano muscolo, gonadi e umore, rallentando il metabolismo.
Nel panorama complessivo delle diete esistenti, l’approccio scientifico di segnale, basato sulle interazioni tra ipotalamo, adipochine ed enterochine si é piano piano affermato come sistema alimentare più sensato ed equilibrato per tutti. Il futuro dell’alimentazione di segnale é il suo sbocco in una pratica clinica orientata alla medicina di segnale, nella quale l’alimentazione diventa potente strumento di stimolo ipotalamico verso i piú importanti assi metabolici del nostro organismo.
Eliminare gli zuccheri semplici. Tenendo conto che sono presenti ovunque, quali suggerimenti si possono dare ai consumatori per la propria alimentazione?Gli zuccheri semplici da eliminare sono quelli aggiunti ai cibi, non quelli naturali presenti nella frutta e nella verdura. Un modo molto semplice per eliminare gli zuccheri aggiunti è quello di scegliere alimenti grezzi invece che manipolati industrialmente. Lo zucchero si trova nei biscotti, nelle marmellate, negli yogurt alla frutta, nei cioccolati, nei gelati, nelle torte, nelle brioches, nei succhi di frutta, nelle bibite. Tutti non-cibi di cui possiamo tranquillamente fare a meno o di cui possiamo cercare l’alternativa non addittivata di zucchero. I cibi veri si chiamano frutta e verdura, carne, pesce, uova, cereali, legumi, noci: nessuno di questi contiene zuccheri aggiunti.
Lei si occupa anche di sport. Nell’alimentazione dell’atleta viene suggerito anche il cioccolato. Considerando che esistono molteplici varietà di cioccolato, su che tipo di prodotto deve indirizzarsi il pubblico? Che caratteristiche deve avere il cioccolato?
La legge prevede per il cioccolato un contenuto minimo di pasta di cacao del 35%. Che significa un contenuto in zucchero del 65%. Se parliamo di cioccolato bianco la legge impone almeno un 20% di burro di cacao. Che significa 80% di zucchero e polvere di latte. É chiaro come questi alimenti siano diabetogeni, ingrassanti e proinfiammatori. Esistono tuttavia dei cioccolati fondenti ad alto contenuto di pasta di cacao, che ne indicano in etichetta la percentuale. A questi, soprattutto se tale percentuale supera l’85%, va data preferenza.
Il cacao é una sostanza ricca di lipidi che ha tuttavia un alto valore nutrizionale e può quindi essere inserito in misura bilanciata in ogni dieta, compresa quella dello sportivo.
Negli ultimi tempi si dibatte molto sul consumo di latte, alimento che sembra dividere i nutrizionisti. Nella DietaGIFT questo alimento non viene scoraggiato. Cosa possiamo dire di più al riguardo? In un ottica più generale quali latticini sono preferibili nell’alimentazione quotidiana?
Il latte vaccino è un alimento che alcuni uomini, che avevano subito una mutazione che consentiva loro di esprimere l’enzima lattasi anche in età adulta, hanno iniziato a consumare solo 5000 anni fa circa. Il 75% della popolazione mondiale non dispone di quell’enzima in età adulta: avete mai visto latticini in un ristorante cinese o giapponese? Chi non dispone di quell’enzima a mio giudizio farebbe bene a non consumare latte né latticini. In Italia abbiamo una genetica montana, con alta diffusione della mutazione (regioni del nord) ed una mediterranea con minore diffusione del gene. Ma se chi dispone del gene consuma ogni giorno latte e formaggi, con tutta probabilità svilupperà presto qualche reazione di ipersensibilità alla caseina, una grande proteina presente in tutti i latti animali, dal forte potere allergizzante. Una persona sana, dotata di lattasi, deve comunque, a mio giudizio, consumare latticini con moderazione: ad esempio a giorni alterni, o anche solo nel fine settimana. Questa cautela non vale solo per il latte ma per tutti gli alimenti “recenti” (cioè agricoli) che consumiamo in eccesso: glutine del frumento, soja, prodotti fermentati.
Via gli snack dall’alimentazione quotidiana. Quali sono invece i migliori alimenti per un spuntino leggero e fuori orario?La frutta, declinata in ogni sua forma, rappresenta lo spuntino ideale perché non innalza la glicemia in modo rilevante ed apporta vitamine, minerali e antiossidanti. Spremute, centrifugati, estratti, frullati possono ben figurare mentre gli altri si intossicano con aperitivi pieni di alcol zucchero e coloranti, noccioline salate e salatini. Ma l’ideale è davvero qualche morso di frutta fresca consumata cruda con la propria buccia. Nella dieta Gift è anche libero il consumo di tisane, té verde, infusi e, con un minimo di buon senso, di caffé. Il tutto, ovviamente, senza un filo di zucchero. Se però la frutta viene consumata al fine di tamponare il buco nello stomaco dovuto ad un regime ipocalorico, siamo fuori strada. La normocaloricità, e il flusso di leptina che ne deriva, sono alla base dell’azione di stimolo ipotalamico della DietaGIFT.
Si dà generalmente molta importanza all’apporto proteico attraverso l’alimentazione: quali sono le sue considerazioni in merito? Servono davvero tutte queste proteine?
“Tutte queste proteine” è frase che già orienta il discorso in direzione restrittiva. Dunque inopportuna. Servono tutte le proteine che servono. Non di più e non di meno. Madre natura ci ha plasmati dipendenti da proteine esterne. Che dobbiamo procurarci ogni giorno. L’OMS ha definito con notevole precisione il nostro fabbisogno: 0,8-1 g/giorno per kg di peso. Per il sedentario. Chi fa sport, dice sempre l’OMS, deve assumerne il 20% in più. L’EFSA (l’organo europeo) parla di 0,83g/kg, con identica correzione per lo sportivo. Ma restiamo pure su 1g/kg. Vuol dire 70g/giorno per un individuo normale. Il che richiede (poiché carne, pesce, uova contengono solo dal 15 al 20% di proteine) di assumere cibi proteici in tutti e tre i pasti principali. Non è difficile, ma nemmeno facile. Il ragazzo italiano medio che consuma latte e biscotti a colazione, pasta raffinata a pranzo e bistecchina a cena, assume a fatica 25-30 g di proteine/giorno. Meno della metà del suo fabbisogno. Siamo ancora sicuri che si stia parlando di “tutte queste proteine”?
Lei si è occupato molto anche dei problemi della tiroide. E’ possibile attenuare certi disturbi cambiando il regime alimentare?Io lavoro sull’ipotiroidismo attraverso terapie alimentari mirate, e nella quasi totalità dei casi riesco a togliere del tutto l’ormone tiroideo, via via che si riequilibrano e bilanciano gli assi metabolici dell’organismo. Il cardine della terapia è lo stimolo naturale dell’ormone leptina, attraverso alimentazione e movimento. Un piccolo studio clinico su 38 miei pazienti – da me discusso due anni fa in un congresso internazionale – ha dato risultati rilevanti: 20 pazienti hanno in un anno completamente eliminato il farmaco (in costanza di TSH), e tutti gli altri hanno ridotto mediamente di un terzo il dosaggio. A distanza di due anni, fuori dalla sperimentazione, altri 12 pazienti hanno completato il percorso di eliminazione. Il disturbo, dunque, non si attenua: scompare. O forse in molti casi il disturbo non era mai esistito e si sono trattati pazienti subclinici che non avevano alcun bisogno di essere trattati? Una volta comprese le dinamiche della medicina di segnale, la risposta diventa chiarissima: la regolazione dell’attività tiroidea passa dall’ipotalamo, ed è su questo che occorre lavorare se vogliamo restituire la salute al nostro organismo.