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Obesità e resistenza leptinica: contrastarle con i corretti segnali

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Di Anna Bezzeccheri
L’obeso può essere robusto o “flaccido” (cioè privo di muscoli). Quest’ultimo è spesso un “resistente leptinico” ovvero un individuo che dispone di leptina sovrabbondante, tuttavia incapace di trasmettere il suo segnale all’ipotalamo. Questo è il tipo di paziente più difficile da trattare con una dieta di segnale. Anna Bezzeccheri ci spiega, sulla base di recenti lavori scientifici, perché movimento fisico e tecniche alimentari mirate possano aiutare anche questo difficile paziente a dimagrire conservando la salute.
Sono sempre più frequenti quegli individui in sovrappeso o obesi che non riescono a percepire il senso di sazietà, hanno sempre fame e nonostante mangino questa sensazione non viene mai placata.
La logica conseguenza di questo comportamento è un lento e costante accumulo di grasso.
Quale può essere quindi il modo migliore per ripristinare l’equilibrio in queste persone e riportarle a una normale costituzione corporea?
La dietologia classica userebbe certamente un approccio ipocalorico molto restrittivo che contribuirebbe ulteriormente ad aumentare il senso di fame in queste persone portandole in tempi brevi ad abbandonare la dieta, lasciandoli con una rallentamento metabolico ancora più marcato rispetto alla situazione di partenza e il peso perso con fatica tornerebbe velocemente con anche qualche interesse.
Quello che invece la scienza moderna, con studi recentissimi, ci suggerisce è un approccio attento ai segnali ricevuti dall’organismo. Vediamo come sia possibile affrontare il problema.
Uno degli ormoni più importanti che regolano il senso di fame e sazietà è un’adipochina, una molecola secreta dal tessuto adiposo, nota come leptina .
La leptina ha il ruolo fondamentale di segnalare a livello del sistema nervoso centrale la disponibilità di riserve energetiche dell’organismo e in base a queste spingere il metabolismo verso l’accumulo o verso  il consumo di energia e, come conseguenza, verso l’assunzione o meno di cibo.
In alcuni individui obesi è stato riscontrato che la risposta al segnale portato dalla leptina risulta essere alterato, se non addirittura inesistente, questa condizione viene detta leptino-resistenza.
La resistenza leptinica è causata da un eccesso di tessuto adiposo accumulato in seguito a diete ipercaloriche, e particolarmente ricche di grassi. Nel circolo sanguigno di questi soggetti quindi si riscontrano elevati livelli di leptina, ma a questi non vi è la dovuta risposta ne a livello centrale ne a livello periferico, ecco così spiegata la fame continua.
Uno studio di De Lartigue et al. del 2011  dimostra elegantemente come nella maggior parte dei casi la leptino-resistenza non sia la causa dell’obesità, bensì la sua conseguenza, dovuta a un’inibizione nella cascata di risposta al segnale leptinico, mediata dalla sovraespressione di SOCS-3 (suppressor of cytokine signaling-3), un potente inibitore del segnale leptinico ipotalamico.
Già nel 2007 Enriori et al.  proponevano una suddivisione schematica dello sviluppo di leptino resistenza negli obesi in tre tappe fondamentali:
1. incremento di tessuto adiposo con mantenimento del corretto segnale leptinico
2. resistenza periferica alla leptina con mantenimento del segnale centrale
3. resistenza centrale alla leptina a livello ipotalamico mediata da SOCS-3
inoltre in tutte e tre le fasi il soggetto sarà inoltre in una condizione di iperleptinemia, ovvero un eccesso di leptina nel circolo sanguigno.
Nello stesso lavoro Enriori et al. dimostrano anche come con l’attuazione di particolari accorgimenti nello stile di vita e nell’alimentazione la condizione di leptino-resistenza può essere completamente reversibile, ed è qui che entrano in gioco i concetti fondamentali divulgati da DietaGIFT.
Lo stile di vita proposto da DietaGIFT è particolarmente indicato per facilitare il recupero della sensibilità leptinica, a sostegno di ciò abbiamo per esempio un bellissimo studio del 2001 di Chu et al.  effettuato prima sui topi e successivamente sugli uomini, in cui si dimostra che una regolare attività fisica di intensità moderata e media-lunga durata, come il jogging per almeno 3 ore a settimana (per esempio 30 minuti al giorno) sia indispensabile per il recupero della sensibilità leptinica.
Dal punto di vista alimentare invece un riequilibrio della composizione della dieta con un adeguato apporto proteico e una riduzione delle calorie provenienti dai grassi, anche a parità di calorie, aiuta a ristabilire il corretto segnale leptinico. Nel giro di poche settimane questo porta a una normalizzazione dell’intake calorico e a una graduale riduzione della massa grassa grazie al recupero della sensibilità leptinica sia periferica, che induce l’organismo verso il consumo anziché verso l’accumulo, sia centrale ripristinando i corretti segnali di fame e sazietà.
Un’adeguata assunzione di frutta e verdura fresche favorisce il riequilibrio della secrezione leptinica, perché questi alimenti ricchi di vitamine e antiossidanti aiutano a ridurre lo stress metabolico e infiammatorio dell’organismo.
Non risulta, inoltre, affatto trascurabile la relazione tra equilibrio della secrezione insulinica, tramite una riduzione dei picchi glicemici, e corretto funzionamento del segnale portato della leptina, associazione che negli uomini obesi risulta ancora più forte rispetto alla composizione e al quantitativo dei grassi assunti con la dieta.
Nell’ottica di instaurare un segnale leptinico virtuoso che porti verso una graduale perdita di massa grassa e incremento del metabolismo sarà inoltre necessario fornire all’organismo alimenti quanto più naturali e poco raffinati o processati, scegliendo quindi cereali integrali, frutta e verdura possibilmente biologiche, alimenti quindi che non falsificano il gusto e sono ricchi di principi nutritivi.
La normalizzazione dei grassi assunti con un corretto equilibrio tra carboidrati, proteine e fibra, come suggerito dal piatto tripartito proposto da DietaGIFT, favorisce la regolazione del segnale portando a una normalizzazione dell’apporto calorico.
Dovrà essere sempre rispettata la normoproteicità per favorire l’incremento della massa magra e la perdita esclusivamente di massa grassa, portando di conseguenza a un progressivo aumento del metabolismo.
È stato visto che un valido aiuto per il recupero della sensibilità leptinica dal punto di vista dell’integrazione può venire dall’assunzione di acidi grassi polinsaturi a lunga catena come gli omega-3, di cui sono ricchi frutta secca e salmone, soprattutto nel caso in cui questi siano carenti nella dieta.
Ci troviamo quindi di fronte all’ennesimo esempio di come il nostro corpo non sia una macchina da caricare e scaricare di calorie secondo il numero che vogliamo vedere sulla bilancia, senza fare caso alla qualità e alle proprietà degli alimenti e alle modalità con cui questi vengano ingeriti. Il nostro è un organismo complesso dotato di numerosi meccanismi di regolazione atti a proteggerlo dalle avversità che la vita dei nostri progenitori e di conseguenza la nostra gli riserva. È per questo che la vecchia dietologia basata solo sul conto delle calorie non ha più ragione di essere applicata e deve farsi da parte lasciando spazio a un nuovo approccio di segnale che miri in prima istanza a riportare la salute e l’equilibrio nell’organismo.
Lavori citati:
Chu NF, Stampfer MJ, Spiegelman D, Rifai N, Hotamisligil GS, Rimm EB: Dietary and lifestyle factors in relation to plasma leptin concentrations among normal weight and overweight men. Int J Obes Relat Metab Disord. 25(1):106-14, 2001
De Lartigue G, Barbier de la Serre C, Espero E, Lee J, Raybould HE: Diet-induced obesity leads to the development of leptin resistance in vagal afferent neurons. Am J Physiol Endocrinol Metab. 301(1):E187-95, 2011
Enriori PJ, Evans AE, Sinnayah P, Jobst EE, Tonelli-Lemos L, Billes SK, Glavas MM, Grayson BE, Perello M, Nillni EA, Grove KL, Cowley MA: Diet-induced obesity causes severe but reversible leptin resistance in arcuate melanocortin neurons. Cell Metab. 5(3):181-94, 2007

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