Di Chiara Mezzetti
La sindrome dell’ovaio policistico (PCOS) era conosciuta fin dall’antichità ma in tempi moderni (1935) viene descritta da Stein e Leventhal come disordine endocrinologico caratterizzato da anovulazione, cisti ovariche ed elevato livello di ormoni maschili. E’ una delle endocrinopatie più comuni della donna in età fertile, purtroppo in costante aumento: se fino a pochi anni fa infatti l’incidenza era del 5-10%, oggi si stima intorno al 18-22%.
E’ un disturbo che incide fortemente sulla sfera sessuale, affettiva e psicologica visto la ridotta fertilità e segni clinici e/o biochimici di iperandrogenismo (irsutismo, acne, alopecia androgenetica), oltre ad effetti secondari come il sovrappeso.
La PCOS è la prima causa di infertilità nel mondo occidentale, ma ha implicazioni metaboliche con aumento del rischio di obesità, di sviluppare diabete di tipo 2 e malattie cardiovascolari. Infine ha implicazioni di natura estetica, apparentemente marginali dal punto di vista medico, ma che hanno risvolti sulla qualità della vita e sulle relazioni sociali delle donne che ne sono affette.
Come dimostrato già nel 2001 da Park et al.è importante sottolineare che l’insulino-resistenza si verifica anche in donne con un BMI normale, non è quindi secondaria all’obesità ma è preesistente. Infatti uno studio recente pubblicato su The Journal of Endocrinology and Metabolism rivela un difetto nelle cellule beta del pancreas di bambine prepuberi con familiarità per PCOS. Diviene quindi indispensabile un intervento preventivo basato su una corretta alimentazione a basso indice glicemico.
Un altro aspetto da tenere in considerazione è lo stato infiammatorio cronico dimostrato da Chris et al nel 2000 e pubblicato dal Journal of Clinical Endocrinology and Metabolism. Questi autori hanno messo a confronto un gruppo di donne sane con un gruppo di donne affette da PCOS ed hanno riscontrato una significativa differenza nei livelli di proteina c reattiva, concludendo che le donne con PCOS hanno notevolmente aumentato le concentrazioni di CRP rispetto alle donne con ritmo mestruale normale e normali livelli di androgeni. Ritengono perciò che l’infiammazione cronica contribuisca ad aumentare il rischio di malattia coronarica e diabete di tipo 2 in queste donne.
Infine è stata dimostrata la correlazione tra PCOS e tiroidite autoimmune. Secondo alcuni autori le patologie hanno un’eziogenesi comune, in effetti la prevalenza di tiroidite autoimmune è quasi il triplo in donne con PCOS rispetto al gruppo di controllo (secondo una recentissima pubblicazione di Novas Jude) ma è forse una leggerezza correggere i dati escludendo la resistenza all’insulina, la resistenza alla leptina e gli squilibri del sistema immunitario. Come ben evidenziato da Singla et al. è opportuno valutare tutti i sintomi e considerare che tra le due patologie esiste una correlazione biunivoca, tenere sotto controllo i sintomi precedenti contribuisce a diminuire l’insorgenza di entrambe le patologie.
E’ stato recentemente pubblicato su Ginecological Endocrinology (2014) un lavoro che mette in relazione bassi livelli di adiponectina e leptina con aumento di BMI, testosterone, trigliceridi, LDL e resistenza all’insulina.
Ecco quindi che il regime alimentare GIFT ci fornisce gli strumenti perfetti per mantenere un peso corretto nelle giovani donne affette da PCOS ma soprattutto ci dà la possibilità di prevenire l’insorgenza della malattia in chi è geneticamente predisposto.
Secondo un bello studio di Gloss et al del 2014 una dieta normocalorica a basso contenuto di carboidrati, normoproteica in relazione al peso delle pazienti, porta ad un netto miglioramento della composizione corporea con riduzione della massa grassa e minima riduzione della massa magra rispetto ad una dieta standard. Gli stessi autori citano uno studio precedente che indica una riduzione significativa della glicemia basale, della resistenza all’insulina, del peso corporeo e della produzione di testosterone, dimostrando quindi un miglioramento delle condizioni generali delle pazienti ma anche del decorso della malattia stessa, rivelando un effetto della dieta anche terapeutico.
Integrazione
Nel trattamento della PCOS può essere utile anche un’integrazione a base di Inositolo. Tale trattamento migliora l’insulinemia, la funzionalità ormonale e il profilo lipidico. Oltre all’integratore sotto forma di farmaco (2-4 g al giorno) un consumo abbondante di cereali integrali, legumi, frutta, verdura e una adeguata quantità di carne rossa aumentano il quantitativo totale di Inositolo assunto con la dieta.
É efficace anche un’integrazione con omega 3 che abbassa lo stato infiammatorio generale e migliora il profilo lipidico.
La supplementazione di acido folico e vitamina B12 riduce l’iperomocistinemia.
L’integrazione con cromo mantiene sotto controllo la glicemia. (Oximix 6)
Un integrazione abbastanza completa prevede MemoD3 Zerotox (contiene gingko biloba, glicerofosfocolina, glutammina, inositolo, zinco, vitamina D3 e acido folico) unito ad Alimento B Solgar.
Attività fisica
Un’ultima precisazione riguarda l’attività fisica, spesso trascurata o consigliata in maniera generica nella dietologia classica. Uno studio pubblicato su Sports Medicine nel 2014 analizza il miglioramento della massa muscolare, della sensibilità insulinica, della glicemia basale in un gruppo di donne affette da PCOS che seguivano un programma alternato di progressive resistance traininig ed allenamento aerobico.
Un caso pratico
Mi sono trovata a seguire 3 ragazze di età compresa tra i 16 e i 24 anni con PCOS, reduci da alcuni interventi dietologici classici con regime ipocalorico stretto e risultati altalenanti, forte senso di colpa e frustrazione.
L’approccio a dieta GIFT è stato graduale, con dieta normocalorica, normoproteica, esclusione di tutti gli zuccheri e le farine raffinate, assoluta libertà nel consumo di frutta e verdura.
Le ragazze sono state inserite in un programma di attività fisica aerobica (camminata veloce) 3 volte alla settimana, per poi aggiungere una seduta di allenamento di resistenza.
I risultati dopo 4 mesi sono stati di perdita media di 1,3 kg di massa grassa al mese e 3 cm di circonferenza vita, in un caso si è avuta la ricomparsa del ciclo mestruale. In tutti e 3 i casi c’è stato un grande sollievo psicologico, una diminuzione del senso di colpa ed un miglioramento dei rapporti in famiglia.

Presentazione del libro “Cardiologia Integrata”
Il 2 marzo 2023 alle ore 17:00, presso la Terrazza