La dieta paleo sta raccogliendo molti consensi: l’idea di rifarsi all’alimentazione naturale dell’uomo è infatti corretta. Con qualche piccola correzione.
Una delle diete più in voga in questo periodo è la cosiddetta “dieta Paleo” codificata da Lauren Cordain, che si rifà a quella che lui ritiene essere la dieta seguita dai nostri antenati. Su questa base toglie completamente dalla dieta cereali e legumi che ritiene non essere stati presenti in una dieta primitiva.
Tuttavia dire “alimentazione simile ai nostri antenati” non basta. Bisogna capire come ha interpretato questa affermazione chi la sostiene.
L’uomo primitivo si cibava senza alcun dubbio di grandi quantità di frutta e verdura fresca, dei prodotti della caccia e della pesca, dei prodotti della raccolta (uova, insetti, larve, piccoli animali), di radici (da cuocere) e di modeste quantità di semi commestibili sempre diversi (noci, ghiande, castagne, cereali, legumi). Oggi chi parla di dieta “paleo” (appropriandosi a mio giudizio scorrettamente di questo nome) intende invece spesso una dieta poco equilibrata nella quale si consumano quasi esclusivamente grassi e proteine animali, insieme a frutta e verdura.
Considerate le alterazioni e raffinazioni che oggi devono subire le farine in commercio (con additivi, conservanti, sbiancanti, antiagglomeranti e private di germe e fibra), togliere dalla dieta tutti i carboidrati può dare un grande, sebbene temporaneo, beneficio. Per non parlare del beneficio immenso di togliere in un colpo solo anche tutti i dolciumi, i biscotti, le bibite zuccherate, i gelati e tutto ciò che sia addizionatodi zucchero. In alcune persone di colpo spariscono mal di testa, stanchezza, allergie, e talvolta regrediscono anche problemi neurologici.
A noi tuttavia interessa identificare un regime alimentare in grado di essere seguito, senza ricadute negative sulla salute, per un tempo molto lungo, e idealmente per sempre. Il che potrebbe non essere vero per una troppo rigida dieta paleo.
Quando assumiamo proteine senza una quota, magari anche contenuta, di carboidrati amilacei, le proteine assunte devono farsi carico anche della ricostruzione delle scorte di zuccheri consumate nel corso dell’attività quotidiana o comunque di una vita attiva. Il corpo, prima di utilizzare le proteine assunte per costruire nuova massa muscolare, privilegia infatti la ricostruzione delle scorte energetiche consumate. Il problema però è che le proteine, per diventare zuccheri, devono soggiacere a diversi processi:
1) Devono essere smontate in singoli aminoacidi
2) Devono essere deaminate (ovvero va staccata una molecola di azoto)
3) L’azoto estratto deve essere complessato nel fegato all’interno della molecola dell’urea
4) L’urea va infine eliminata a livello renale
Tutti questi processi richiedono ATP, cioè energia, e questa energia viene ottenuta a carico dei carboidrati ricostruiti a partire dalle catene carboniche gluconeogenetiche, che vengono quindi in parte consumati. Poiché però a livello teorico un grammo di proteine vale in calorie quanto un grammo di carboidrati, chi pensasse di assumere – ad esempio – solo 2500 kcal di carne magra dovrà sapere che, a causa della trasformazione in carboidrati di una parte di queste, l’introito proteico effettivo potrà essere di gran lunga inferiore, paradossalmente anche fortemente ipocalorico, posto che il fabbisogno energetico stimato per quell’individuo fosse effettivamente di 2500 kcal.
L’effetto biologico di una dieta ipocalorica, indipendentemente dai nutrienti dai quali è composta, è sempre una riduzione della massa muscolare, oltre ad una depressione generalizzata degli assi surrenali, delle gonadi e della tiroide, che espone chi segua un tale regime a demotivazione, ipotestosteronismo e facile accumulo di grasso. Credo che nessuno abbia interesse a perdere massa muscolare e motivazione a causa di un’alimentazione squilibrata.
La verità tuttavia è che oggi mangiamo tutti troppi carboidrati, per giunta spesso raffinati, i cui effetti sulla nostra salute sono deleteri: brioche, biscotti, pane e pasta bianca, dolciumi, bevande gassate, tortine, cracker, creme al cioccolato, marmellate, panini, pizzette, patatine, caramelle. Quando un individuo che si nutre con tutto quel cibo spazzatura passa ad una dieta paleo sta subito meglio. Il che potrebbe succedere anche con una dieta vegana, con la dieta dei gruppi sanguigni o con la dieta dell’oroscopo. Questo non vuol dire che la nuova dieta sia la più giusta.
Una dieta corretta per uno sportivo (ma anche per chi voglia solo muoversi a scopo di salute) deve apportare tutti i nutrienti, in forma sana, bilanciata e completa. Solo così si può mantenere un corretto apporto di nutrienti e ipotizzare di restare in salute per molti anni.
Stiamo lontani dai “trend” alla moda. E non lasciamo che altri si approprino del concetto di dieta “paleo”, suggerendo regimi forzati che nulla hanno a che vedere con la vera alimentazione dell’uomo paleolitico. Fare riferimento ad una medicina evolutiva, come fa l’alimentazione di segnale, è cosa seria, in grado di prevenire e curare con successo diverse patologie e di fornire le basi metaboliche per una corretta attività sportiva, ma consente anche di mantenere tale regime nel tempo senza generare alcuno squilibrio, né affaticare fegato e reni.
Solo il confronto scientifico consente di definire una corretta pratica clinica quotidiana: un’alimentazione sana e completa deve sempre accompagnare ogni cura medica degna di questo nome. E per essere davvero completa una dieta dovrà fornire anche quei carboidrati che ogni popolazione ancestrale (incluse quelle poche che oggi sono sopravvissute, dagli indios yanomani agli aborigeni australiani, dagli Hazda della Tanzania ai boscimani africani) ha sempre consumato: con tuberi commestibili e semi di piante diverse frantumati, fermentati e cotti. Che oggi dovranno essere interpretati come moderate quantità di patate, di legumi, di cereali integrali. Togliere tutto in nome di una scorretta definizione può significare buttar via il bambino con l’acqua sporca. Errore che un nutrizionista serio non deve commettere mai. L’idea di una dieta paleolitica è assolutamente corretta, visto che Homo sapiens calpesta questo suolo da 200.000 anni, ma l’agricoltura è apparsa solo da 10.000 anni, e non ha quindi (quasi) lasciato traccia nei nostri geni. Ma se paleo deve essere, sia paleo fedele a ciò che veramente è stato.
Tratto dall’articolo di Lyda Bottino (farmacista e nutrizionista) de L’Altra Medicina n. 92.